mercoledì 28 gennaio 2009

Mobbing e il gruppo

Leggendo il blog di Diletta Valentini http://dilev87-gruppo.blogspot.com/, ma in particolare un post dove chiarisce il concetto di gruppo, mi è venuto in mente un collegamento con il mobbing.

Per Ingham e successivamente per Stroebe e Frey, esistono due perdite di processo nel gruppo: le perdite dovute alla motivazione, le perdite dovute alla mancanza di coordinamento.

All’interno di un grupppo possono verificarsi casi di free-rider o di social loafing. Nel primo caso un membro di un gruppo sceglie deliberatamente di disimpegnarsi, consapevole che difficilmente qualcuno se ne accorgerà. Nel secondo caso tutti i membri del gruppo vengono influenzati da una sorta di inerzia sociale non intenzionale: il fatto stesso di essere in gruppo quindi deteriora il loro livello di prestazione. E’ ipotizzabile che in determinati casi la persona mobbizzata sia un freerider, oppure sia più efficiente rispetto alla media del gruppo, affetto da social loafing.

E’ invece argomento più controverso stabilire quali possano essere i fattori che possono essere causa dell’emarginazione di una persona dal gruppo. Il motivo più facilmente rintracciabile è la diversità dell’individuo emarginato dal resto della comunità. Una rassegna di studi ha rilevato infatti la contiguità tra somiglianza, credenze simili ed amicizia. L’ambiente di lavoro infatti è costituito da un piccolo gruppo e spesso nel piccolo gruppo si crea una cricca, uno zoccolo duro, che tende ad escludere “i diversi”. Questa differenza che lo contraddistingue negativamente dal resto del gruppo può essere volontaria o involontaria. Nel primo caso il soggetto emarginato è un deviante, che non si conforma alle regole adottate dal gruppo. Il gruppo di lavoro è ufficialmente un gruppo secondario, ma all’interno si creano dei sottogruppi informali, che stabiliscono regole di comportamento e livelli di prestazione. Il gruppo informale può fornire sostegno, solidarietà, rimozione dell’ansietà individuale soprattutto in lavori rischiosi come quello del minatore. Una maggiore coesione del gruppo di lavoro aumenta il livello di sicurezza ambientale dei lavoratori. Ma in determinate circostanze il gruppo informale può emarginare chi ha divergenze di vedute rispetto alla posizione prioritaria della maggioranza o atteggiamenti e comportamenti diversi, che la maggioranza disapprova. Inizialmente i membri del gruppo rivolgono maggiore attenzione al deviante per convincerlo a cambiare idea, ma se 22 questi tentativi hanno esito negativo allora vengono evitati, non considerati ed ostracizzati. Nel caso della diversità involontaria la persona appartiene ad una minoranza all’interno del gruppo. E’ nero in un gruppo di bianchi, gay in un gruppo di eterosessuali, moralista in un gruppo di libertini, di destra in un gruppo di sinistra o viceversa. E’ possibile individuare il lavoratore scomodo con la scala LPC(Least Preferred Co-Worker) di Fiedler oppure con il metodo sociometrico di Moreno. In questa circostanza il fenomeno della CATEGORIZZAZIONE SOCIALE può accentuare le differenze esistenti. La categorizzazione è la tendenza a considerare gli elementi del mondo esterno come raggruppati in insiemi omogenei. Di conseguenza gli elementi classificati in una stessa categoria vengono stimati come più simili tra loro di quanto in effetti siano, mentre vengono accentuate oltre misura le differenze tra le diverse categorie, enfatizzando i tratti che possono considerarsi distintivi. Come dimostrò Tajfel il fenomeno di categorizzazione è presente anche nella percezione di oggetti e figure. Altri fenomeni e dinamiche di gruppo possono facilitare la violenza psicosociale, quali: la deindividuazione, la polarizzazione, la normalizzazione, l’obbedienza acritica all’autorità, una leadership autoritaria, la relazione tra frustrazione ed aggressività, il fenomeno del bystander, il disimpegno morale. E’ altamente improbabile ad esempio che un razzista da solo se la prenda con una persona di colore, mentre ciò potrebbe accadere quando si trova in un gruppo di persone con gli stessi pregiudizi.

La tutela contro il mobbing

In Italia non esiste ancora una legge che disciplini in modo specifico il mobbing, anche se sono state presentate delle proposte di legge alla Camera ed al Senato.
L'individuo fatto di angherie o di soprusi sul luogo del lavoro, costretto a ricorrere all'aiuto di terapie e psicofarmaci per placare una sindrome ansiosa o altri disturbi, può cercare di richiedere un risarcimento del danno appellandosi ai diritti sancitin dalla nostra Costituzione, dallo Statuto dei Lavoratori, dal Codice Civile e Penale, purchè riesca a dimostrare il nesso do causalità tra l'insorgenza del suo malessere e le azioni ostili dirette nei suoi confronti, come previsto dall'art. 2697 del c.c.
La legge 20 maggio 1970, n. 300(Statuto Lavoratori) è uno dei più importanti strumenti per la tutela del lavoratore. In particolare l'art. 7 (obbligo di specifica procedura disciplinare contro gli abusi del datore di lavoro); art.13 (tutela delle mansioni del levoratore dai comportamenti di dequalificazione professionale); atr.15 (tutela della nullità degli atti che abbiano finalità discriminatorie ai danni del lavoratore).
Il decreto ministeriale 27 aprile 2004 ha catalogato l'elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia. L'elenco è costituito da 3 tipi di elenchi:
  • lista I indica le malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità
  • lista II " " " " " " " è di limitata probabilità
  • " III la cui originr è possibile.

La lista II contiene le malattie psichiche e psicosomate da disfunzioni dell'organizzazione del lavoro.

Video

Per avere più informazioni sul mobbing guardate questo video: http://www.youtube.com/watch?v=0hOvRl7EHOY&eurl=http://video.google.it/videosearch?hl=it&q=mi%20piace%20lavorare&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wv&feature=player_embedded

"MI PIACE LAVORARE"

"Mi piace lavorare" è il primo film che affronta il tema del mobbing, il film è basato sui racconti di una quindicina di lavoratori mobizzati. La regista ha scritto la sceneggiatura basandosi su fatti realmente accaduti, raccolti in collaborazione con lo sportello anti-mobbing della CGIL, e sui racconti riportati in un documentario di ritratti girato da lei stessa in precedenza.
E' una delle migliori opere sociali degli ultimi anni e che squarcia il velo su uno dei più grandi problemi che affligge il moderno mercato del lavoro: il mobbing.
Un pò di trama....
Anna è una giovane donna separata, madre di una bella bambina, Morgana, e figlia di un anziano genitore malato, a cui spesso va a far visita nella casa di riposo che lo ospita. Con mille sacrifici e rinunce, riesce sbarcare il lunario. In ufficio ricopre il ruolo di segretaria capocontabile, che svolge con passione, guadagnandosi un pizzico di invidia da parte delle colleghe. Al rientro a casa, la sua vita è caratterizzata dall'amore per la figlia Morgana.
L'azienda per cui Anna lavora, per una fusione societaria, è stata assorbita da una multinazionale. Durante una piccola festa aziendale, i nuovi vertici informano i dipendenti sul rinnovato assetto societario, rassicurandoli che questa ristrutturazione non comporterà mutamenti per i loro posti di lavoro. Il clima sembra rilassato anche se si percepisce nell'aria una nota di insicurezza.
Il nuovo assetto societario porterà inattesi cambiamenti nella sua vita lavorativa e di conseguenza anche in quella familiare. Anna viene rimossa dal suo ruolo. Le vengono proposti incarichi inutili od impossibili. Di lì comincia la sua tragica discesa in un vortice. Viene abbandonata dalla falsa amicizia dei colleghi, che sembrano evitarla e comportarsi come un branco che abbandona l'animale malato.
Subisce un primo demansionamento, ma oltretutto il computer che le è stato assegnato è rotto e mai verrà riparato; né le sue colleghe l'aiuteranno in qualche modo......
Consiglio la sua visione!!!!

"OLTRE IL MOBBING" DI HARALD EGE



Un libro molto utile per capirne di più del libro... Di seguito vi ho scritto una breve recensione.

Partendo dal mobbing, Ege si spinge oltre nella sua indagine, per arrivare a indagare altre forme di conflittualità organizzativa: alcune già note e dibattute come lo stress occupazionale e le molestie sessuali, altre solo recentemente teorizzate come lo stalking; altre ancora, come lo straining e lo stalking occupazionale.

Avvalendosi di un linguaggio semplice e discorsivo e di tanti vivaci esempi tutti rigorosamente veri, il testo riesce a rendere accessibili concetti psicologici e giuridici talvolta complicati e a coinvolgere così il lettore in un viaggio interessante e istruttivo attraverso le conflittualità e le persecuzioni sul posto di lavoro.Quest'opera si rivolge a tutti i professionisti del sociale e dell'organizzazione, impegnati nella loro quotidiana battaglia contro i conflitti lavorativi, perché imparino a distinguere prima di agire e a prevenire prima di risolvere. Soprattutto, tuttavia, questo libro è dedicato alle troppe vittime di un qualche disagio lavorativo, con la speranza di aiutarle a comprendere, prima ancora di ogni altro, quello che stanno vivendo.

Chi è Harald Ege??? E' psicologo specializzato in Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione, esperto di Mobbing e CTU del Tribunale. È autore di articoli, ricerche e saggi sui conflitti lavorativi, oltre che del primo metodo di valutazione del Mobbing riconosciuto da vari tribunali.

Ege ha pubblicato altri libri sul mobbing: "Mobbing, conoscerlo per vincerlo";
"La valutazione peritale del danno da mobbing"; "Mobbing. New perspectives and results from an italian investigation"; "I numeri del mobbing. La prima ricerca italiana"; "Stress e mobbing"; "Il mobbing in Italia. Introduzione al mobbing culturale"; "Mobbing. Che cos'è il terrore psicologico sul posto di lavoro".

lunedì 29 dicembre 2008

Tipologie di mobbing psicosociale

Il mobbing psicosociale può essere:

  1. verticale, discendente o dall'alto: si verifica quando la violenza pscicologica viene posta in essere nei confronti della vittima da un superiore. L'azienda, abusando del suo potere mette in atto strategie persecutorie allo scopo di rendere impossibile la vita ad un dipendente. affinche si licenzi. Questa forma viene anche definita come "bossing" o "bulling". Bossing: azione compiuta dall'azienda o dalla direzione del personale nei confronti di dipendenti divenuti scomodi. Bulling: indica i comportamenti vessatori messi in atto da un singolo capo. Le motivazioni possono essere varie: la persona è diventata scomoda; competizione; minaccia all'immagine sociale; differenza d'età; antipatia personale; conformismo; ragioni politiche.
  2. Orizzontale, ascendente o dal basso: si verifica quando l'azione discriminante è messa in atto dai colleghi nei confronti del soggetto colpito. Il pensiero dominante dei colleghi è di esautorare il lavoratore. Qui i fattori possono essere: competizione; preferenze del capo; invidia; razzismo; campanilismo; fede politica.
  3. Mobbing diretto: quando le violenze psicologiche sono diretet sulla persona mobbizzata.
  4. Mobbing indiretto: se gli atti vessatori sono indiretti e possono essere attuati sull'ambiente di lavoro, sulla famiglia o sugli amici della vittima delle persecuzioni psicologiche.

sabato 20 dicembre 2008

LE AZIONI MOBBIZZANTI



Bisogna riconoscere le diverse azioni mobbizzanti che possono essere messe in atto per i seguenti motivi:




  • inprimo luogo, in alcuni casi i lavoratori subiscono comportamenti mobbizzanti ma non le riconoscono. Ciò è dovuto dal fatto che c'è ancora "ignoranza" sul tema;


  • in secondo luogo, le strategie sono indirette e subdole. La persona che le subisce ha un'enorme difficoltà nel capire ciò che le sta succedendo.


Leymann ha categorizzato cinque tipologie di azioni:





  1. attacchi alla possibilità di comunicare: la vittima viene sempre interrotta qundo parla, i colleghi e il capo limitano le sue possibilità di esprimersi, si fanno critiche continue sul lavoro o vita privata della vittima, il soggetto è vittima di telefonate mute o di minaccia;

  2. aggressione alle relazioni sociali: i colleghi non parlano più con la vittima, il soggetto viene trasferito in un ufficio lontano dai colleghi, ci si comporta come se la vittima non esistesse, si proibisce ai colleghi di parlare con la vittima;

  3. aggressione all'immagine sociale della vittima: sul posto di lavoro si spargono voci infondate sulla vittima, il soggetto viene ridicolizzato, viene preso in giroun suo handicap fisico, lo si imita nella parlata e nella camminata, si mettono in dubbio le sue decisioni;

  4. attacchi alla qualità della relazione professionale e privata: alla vittima non viene dato più nessun compito da svolgere, il soggetto è costretto a svolgere lavori senza senso o magari al di sopra o al di sotto della sua qualifica professionale;

  5. attacchi alla salute: il soggetto è costretto a svolgere lavori che nuocciono alla salute, il soggetto viene minacciato di violenza fisica, gli mettono le mani addosso a scopo sessuale.