Per Ingham e successivamente per Stroebe e Frey, esistono due perdite di processo nel gruppo: le perdite dovute alla motivazione, le perdite dovute alla mancanza di coordinamento.
All’interno di un grupppo possono verificarsi casi di free-rider o di social loafing. Nel primo caso un membro di un gruppo sceglie deliberatamente di disimpegnarsi, consapevole che difficilmente qualcuno se ne accorgerà. Nel secondo caso tutti i membri del gruppo vengono influenzati da una sorta di inerzia sociale non intenzionale: il fatto stesso di essere in gruppo quindi deteriora il loro livello di prestazione. E’ ipotizzabile che in determinati casi la persona mobbizzata sia un freerider, oppure sia più efficiente rispetto alla media del gruppo, affetto da social loafing.
E’ invece argomento più controverso stabilire quali possano essere i fattori che possono essere causa dell’emarginazione di una persona dal gruppo. Il motivo più facilmente rintracciabile è la diversità dell’individuo emarginato dal resto della comunità. Una rassegna di studi ha rilevato infatti la contiguità tra somiglianza, credenze simili ed amicizia. L’ambiente di lavoro infatti è costituito da un piccolo gruppo e spesso nel piccolo gruppo si crea una cricca, uno zoccolo duro, che tende ad escludere “i diversi”. Questa differenza che lo contraddistingue negativamente dal resto del gruppo può essere volontaria o involontaria. Nel primo caso il soggetto emarginato è un deviante, che non si conforma alle regole adottate dal gruppo. Il gruppo di lavoro è ufficialmente un gruppo secondario, ma all’interno si creano dei sottogruppi informali, che stabiliscono regole di comportamento e livelli di prestazione. Il gruppo informale può fornire sostegno, solidarietà, rimozione dell’ansietà individuale soprattutto in lavori rischiosi come quello del minatore. Una maggiore coesione del gruppo di lavoro aumenta il livello di sicurezza ambientale dei lavoratori. Ma in determinate circostanze il gruppo informale può emarginare chi ha divergenze di vedute rispetto alla posizione prioritaria della maggioranza o atteggiamenti e comportamenti diversi, che la maggioranza disapprova. Inizialmente i membri del gruppo rivolgono maggiore attenzione al deviante per convincerlo a cambiare idea, ma se 22 questi tentativi hanno esito negativo allora vengono evitati, non considerati ed ostracizzati. Nel caso della diversità involontaria la persona appartiene ad una minoranza all’interno del gruppo. E’ nero in un gruppo di bianchi, gay in un gruppo di eterosessuali, moralista in un gruppo di libertini, di destra in un gruppo di sinistra o viceversa. E’ possibile individuare il lavoratore scomodo con la scala LPC(Least Preferred Co-Worker) di Fiedler oppure con il metodo sociometrico di Moreno. In questa circostanza il fenomeno della CATEGORIZZAZIONE SOCIALE può accentuare le differenze esistenti. La categorizzazione è la tendenza a considerare gli elementi del mondo esterno come raggruppati in insiemi omogenei. Di conseguenza gli elementi classificati in una stessa categoria vengono stimati come più simili tra loro di quanto in effetti siano, mentre vengono accentuate oltre misura le differenze tra le diverse categorie, enfatizzando i tratti che possono considerarsi distintivi. Come dimostrò Tajfel il fenomeno di categorizzazione è presente anche nella percezione di oggetti e figure. Altri fenomeni e dinamiche di gruppo possono facilitare la violenza psicosociale, quali: la deindividuazione, la polarizzazione, la normalizzazione, l’obbedienza acritica all’autorità, una leadership autoritaria, la relazione tra frustrazione ed aggressività, il fenomeno del bystander, il disimpegno morale. E’ altamente improbabile ad esempio che un razzista da solo se la prenda con una persona di colore, mentre ciò potrebbe accadere quando si trova in un gruppo di persone con gli stessi pregiudizi.
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